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Salve, sono spiatore

Prostituzione relazionale


Robot Sirio ed Alice - isolamento sociale adolescenziale

Salve, mi chiamo Spiatore, si, di professione faccio la spia. Me l’hanno chiesto e non ho saputo dire di no anche se è un lavoro che non mi piace, ma non volevo impuntarmi col mio capo per paura di essere licenziato. In ufficio, poi, tutti mi cercano per affidarmi lavoretti che potrebbero benissimo fare loro, ma sono conosciuto per il mio buon carattere, per dire sempre di si, per il mio altruismo e la mia generosità, e così tutti ne approfittano. Però così mi sento importante, al centro, utile. È vero, mi pesa un po’, però tutti in azienda mi salutano, mi sorridono, mi cercano. Però è strano ... nessuno mi invita a casa loro, nessuno mi chiama per una festa. Quando torno a casa, finito il lavoro passo a fare del volontariato in una associazione di ex-tossicodipendenti, hanno bisogno di me, poveretti, e io mi impegno sempre di più per aiutarli, non posso lasciarli soli. Tutto questo mi toglie tempo ed energia, ma ormai mi sono impegnato, per me è una missione, li salverò dalla droga.

Poi arrivo a casa. Ho una fidanzata a cui voglio tanto bene. Farei tutto per lei. Infatti in casa faccio tutto io perché è importante che lei non si stressi. Non vorrei perderla, infatti cerco di evitare qualsiasi litigio, mi do da fare per esaudire ogni suo desiderio ed è importante che lei sia contenta (a volte se si arrabbia con me non riesco a reagire, a sopportarlo, per cui cerco di fare in modo che tutto vada sempre bene).

Nonostante sia molto apprezzato dagli altri, dentro di me mi sento una nullità, sento di non valere, che sono apprezzato solo per quello che faccio ma non per quello che sono. Loro invece sono tutti capaci, decisi, svegli, forti, contenti, spero che non si accorgano che non valgo niente. Mi sento uno zerbino. No, forse, meglio una prostituta relazionale.

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