Salve, siamo Sirio ed Alice
- Elena Belletti
- 25 ott 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Isolamento sociale adolescenziale

Salve, sono Sirio, figlio di mia madre Alice. Con mia madre c’è un rapporto molto intenso, qualcuno lo chiama simbiotico. Ci parliamo ogni giorno, le confido tutto, lei è stupenda perché sa anticipare ogni mio desiderio. Mio padre, invece, è piuttosto assente, distante, sempre impegnato sul lavoro, quando torna non parla molto, d’altronde in casa nostra chi comanda, chi porta i pantaloni è mia madre, che forza! A scuola sono andato sempre bene, ottimi voti in tutte le materie. Ma dentro di me ho una sensazione strana, mi sento come diverso dagli altri adolescenti, dai miei amici: loro ridono, scherzano, si innamorano, si ritrovano insieme, si divertono, io invece è come se mi vergognassi, non so perché ... non mi sento a mio agio con loro, con gli altri o in questa società ... mi sento un intruso. Ora frequento la terza media e non mi sento più a mio agio come quando andavo alla Primaria, o nei primi anni della Media. Mi sento come se ogni giorno fossi al centro di un palcoscenico, imbarazzato, con la paura del giudizio degli altri. Ho iniziato a saltare la scuola, se proprio devo andare ci vado ma è una tortura. Spesso mi viene mal di pancia, devo andare spesso in bagno, gli altri se ne sono accorti e ridono di me, ne sono sicuro. Recentemente ho anche avuto un attacco di panico proprio in classe, tremori, sudorazione, quasi svenivo, avevo il cuore che mi scoppiava e temevo di morire. Tutti hanno fatto finta di niente, l’insegnante mi ha chiesto di uscire un attimo per riprendermi e il rientro in classe è stato ancora peggio. Credo che starò a casa per un po’ finché mi passa. So che sto deludendo i miei genitori, soprattutto mia madre che aveva grandi aspettative verso di me, un grande futuro, grandi risultati “…vedrai, diventerai il miglior…”, ma io dentro di me non ci ho mai creduto. Mi hanno sommerso di aspettative. Sono la loro delusione. Non sono come loro volevano diventassi. Non sono mai riuscito a spiegarmi, a oppormi al loro grande disegno, e ora tutto sta crollando. Ho sentito parlare degli Ikikomori, ragazzi come me, in Giappone, che non escono mai di casa, solo cellulare e internet per comunicare con l’esterno. Forse farò anch’io così ...



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